Quando vedo i tuoi cieli (Salmo 8)

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foto: NASA.

Una della gioie di un uscita o campo scout è l’opportunità di guardare in su e vedere il cielo stellato. Cielo spesso nascosto a chi, come me, figlio di città, difficilmente lo può godere a causa delle troppe luci. Fuori all’aperto, in campagna, nei boschi è diverso. Come qui, dove comincio a scrivere il post, sul prato del Base Brownsea a Soriano. Guardare il cielo stellato mi eleva sempre la mente ed il cuore verso Dio, e mi ricorda due brani: la promessa ad Abramo (Gen 15,5), ed il salmo 8, che vi propongo per la lectio di oggi.

Prima di passare alla lectio, bene leggere il brano [qui su Bibbiaedu.it]. Specialmente per chi è nuovo al blog, può essere anche utile ricordare alcune dritte su come pregare. Se hai l’opportunità, può farti aiutare dal cielo stellato stesso … magari anche in terrazza.

Lectio

Dopo una prima lettura del testo, preghiamo più in dettaglio i singoli versetti.

[1] Al maestro del coro. Su “I torchi”. Salmo. Bene ricordarsi che i testi antichi non aveva titoli e sottotitoli, quale funzione è assunta dal primo versetto. Qui si danno delle indicazioni musicali: ci dice quale melodia, un salmo (dal greco) o mizmor (in ebraico), è accompagnato con strumenti musicali.

Di Davide. In ebraico è più ambiguo: a/di Davide. Comunque tradizioni antiche attribuiscono molto salmi a Davide, il re.

[2] O Signore, Signore nostro. L’italiano qui perde un po’ nella traduzione. Il primo Signore qui è il nome proprio JHWH, il tetragramma non pronunciato per rispetto al nome di Dio (e di consuetudine antica, reso come Adonai = Signore). Il secondo signore significa padrone, sovrano.

quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra! / voglio innalzare sopra i cieli la tua magnificenza. Qui il salmista adopera la tipica struttura parallela, terra e cielo significano anche la totalità del creato (come in Gen 1,1). Questo primo verso, poi serve da antifona, se è ripetuto come versetto finale [10].

[3] con la bocca di bambini e di lattanti. Il Signore sceglie i più deboli, gli indifesi, non i forti, per dimostrare la sua potenza.

[4] Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita, / la luna e le stelle che tu hai fissato. Contemplando il cielo, il salmista ricorda la potenza di Dio creatore, offrendo un contesto per il versetto che segue.

[5] che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi, / il figlio dell’uomo, perché te ne curi?  Contemplando il creato, il salmista si rende conto della piccolezza dell’uomo, e si meraviglia allora della cura da parte di Dio. Interessante notare che la stessa idea, quasi parola per parola si trova nel Salmo 144 (143),3.

[6] Davvero l’hai fatto poco meno di un dio / di gloria e di onore lo hai coronato. Il testo ebraico, a dire il vero, può essere letto al singolare o al plurale (degli dei). La traduzione antica greca, per evitare qualsiasi ambiguità di politeismo traduce in “degli angeli”.

[7] Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, / tutto hai posto sotto i suoi piedi. La seconda parte del versetto rafforza la prima. Questo gesto, per la nostra sensibilità (giustamente) considerato violento, era abituale in antichità per indicare sovranità e padronanza.

[8-9] tutte le greggi … le vie dei mari. Le diverse categorie di animali (domestici, selvaggi), uccelli e pesci, per sottolineare la totalità posta in mano all’uomo.

[10] O Signore, Signore nostro … Il versetto 10 ripete il versetto 2, come un’antifona ad inizio e fine del salmo.

Meditatio

Prima di passare alla meditazione, bene rileggere il brano, arricchito dai diversi spunti, ed altri elementi che emergevano della prima lettura. Il salmo offre diversi spunti per la riflessione:

  • Guardando il cielo, il creato, la natura, mi aiuta ad avvicinarmi a Dio creatore? Riesco a fare scouting spirituale, lasciando che le tracce mi portano da Dio?
  • Come mi vedo – uomo/donna, piccolo nell’immensità dell’universo – ma amato e curato da Dio, in modo personale? Vivo un rapporto personale con il mio Dio? Se no, cosa mi trattiene?
  • La mia fragilità, i miei limiti, mi portano ad allontanarmi da Dio? Oppure a rendermi conto che Dio lascia sempre che la sua forza emerga proprio là, nei nostri stessi limiti? Ho paura di essere vulnerabile?
  • Come vivo il rapporto di sovranità sul creato? Vedo che – anche nel mio piccolo – ho tanta responsabilità verso il creato a me affidato? Faccio la mia parte, a cominciare delle piccole cose per curare la nostra “casa comune”? Vivo la relazione con il creato da padrone o da curatore/amministratore fedele di ciò che mi è stato affidato?
  • O JHWH, Signore nostro, quanto è grande il tuo nome! Trovo in me gratitudine e lode vera, sincera, verso Dio?

Oratio

Lascio poi che la mia riflessione si trasformi in conversazione a tu per tu con il Signore. Cosa sento di voler dire al Signore? Per cosa vorrei lodarlo o ringraziarlo? Quale grazia, quale richiesta di perdono vorrei esprimere? Cosa sento che il Signore cerca di dirmi nel più intimo del mio cuore? Quali parole ha per me?  [Se può aiutare: Riconoscere la voce di Dio].

Contemplatio

La parole e riflessione, poi, si trasformano in un silenzio pieno – il silenzio di due amici, o due innamorati, che non hanno più bisogno di esprimersi a parole. Fermati alla presenza del Signore, godendo della sua presenza.

Infine, si può concludere con la preghiera del Padre Nostro.

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