
La prima lettura della messa di oggi ci propone una scena molto bella del ciclo narrativo del profeta Elia: la manifestazione divina sull’Oreb. A dire il vero avevo una mezza bozza di una lectio su questo brano già da tempo (proprio perché è un brano bello ed interessante); trovarmi ad ascoltare brani del ciclo del profeta Elia in questi giorni mi ha spronato a finire questa proposta di lectio.
Come in altre occasioni, suggerisco prima di tutto di leggere il brano: 1 Re 19,8-14 (qui su Bibbiaedu.it). Ricordo anche, specialmente per i nuovi lettori del blog, che si possono trovare qui dei suggerimenti su come pregare.
Lectio
Prima di cominciare, serve dare contesto. Il ciclo narrativo di Elia (1 Re 17 – 2 Re 1) non è sempre di facile lettura. Parla di un mondo ben diverso dal nostro, non solo di persecuzioni da parte di Gezabele e gli adoratori di Baal, ma anche di uno zelo per il Dio d’Israele che si traduce in episodi di violenza contro altri, episodi con i quali (giustamente) non ci ritroviamo, perché parlano di una violenza i nome di Dio che per noi, e per il vangelo, è anathema. Nel ciclo narrativo abbiamo appena ascoltato della manifestazione di Dio nel sacrificio sul Carmelo (1 Re 18, 20-39), che conclude con l’uccisione dei profeti di Baal (1 Re 18,40). Oserei dire, però, che nella lettura di questo brano, il contesto violento fa risaltare – per contrasto – la non-violenza della manifestazione stessa di Dio.
[8] Si alzò, mangiò e bevve. All’inizio di questo racconto troviamo un Elia fuggiasco, temendo l’ira di Gezabele. Elia fugge al sud, nel deserto del Negev, disperato abbastanza da pregare di morire (1 Re 19,4). Ma gli viene offerto pane e acqua per intraprendere il cammino.
[8] quaranta giorni e quaranta notti. Senza dubbio un numero fortemente simbolico. Quaranta è il periodo completo, così come il vangelo parlerà dei quaranta giorni di Gesù nel deserto.
[8] monte di Dio, l’Oreb. Si discute tanto su questo monte, e sulla sua identificazione. Rimane, però, la montagna per eccellenza della manifestazione divina.
[9] Là entrò in una caverna per passarvi la notte. Dal lato pratico, la caverna offre il punto naturale dove passare la notte nel deserto, che è rovente di giorno ma freddo di notte. Da ricordarsi anche una connessione con la fenditura nella roccia dove Mosé riceve la visione del Signore (Es 33,22).
[9-10] “Che cosa fai qui, Elia?” … “Sono pieno di zelo per il Signore”. Qui Elia espone la situazione, il suo zelo per il Signore, ma anche il modo in cui il popolo ha abbandonato l’alleanza, soppresso il culto (demolendo gli altari), e uccidendo i profeti. La sua vita stessa è in pericolo.
[11] Gli disse: “Esci e férmati sul monte alla presenza del Signore”. L’invito qui è semplice. Al profeta Elia, che si trova scoraggiato e solo, Dio invita all’incontro con lui.
[11-12] ma il Signore non era nel vento … nel terremoto … nel fuoco. Vento, terremoto e fuoco sono proprio i segni della manifestazione divina al Sinai in Esodo 19. Considerata la violenza presenta nel ciclo narrativo, è particolarmente interessante che Elia intuisce che il Signore non era in questi segni di forza, segni tra l’altro tradizionali di manifestazione divina sia nella Bibbia che nel mondo antico.
[12] il sussurro di una brezza leggera. La traduzione CEI segue una linea antica che arriva fino al testo greco della Settanta, che parla di φωνὴ αὔρας λεπτῆς – o rumore di una brezza leggera. Si vede che il testo ebraico poneva un problema di traduzione già in antichità. L’ebraico è più complesso perché parla del rumore di silenzio piccolo/fine da cui, per esempio, la traduzione NRSV: a sound of sheer silence. Una contraddizione in termini, ma possibilmente ben voluta dagli autori, che viene persa in alcune traduzioni, come quella CEI.
[13] Come l’udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna. Cosa udi Elia? Secondo il testo ebraico, udi il silenzio. Qui riconosce il Signore, ed uscendo dalla caverna nella presenza del Signore, copre il volto con il mantello. Per la comprensione antica, non si può vedere Dio in volto e vivere.
[13-14] “Che cosa fai qui, Elia?” ... “Sono pieno di zelo per il Signore”. Qui i versetti 9-10 sono ripetuti, parola per parola. Forma un’inclusione alla scena della manifestazione divina.
Noi ci fermiamo qui. Il brano prosegue con il piano d’azione di Dio attraverso Elia, e quelli che attueranno il piano: Hazael, re di Damasco, Ieu, re d’Israele, ed Eliseo, successore profetico di Elia.
Meditatio
Prima di andare oltre ti invito a rileggere il brano, arricchito dagli spunti e spiegazioni offerte. L’invito poi, e di riflettere sul brano e su noi stessi, partendo da alcuni domande di riflessione. Naturalmente, si posso anche aggiungere altre che emergono nella nostra preghiera.
- Da dove sto fuggendo in questo momento? Quali aspetti della mia vita non quadrano? Dov’è che mi sento solo e fuggiasco?
- Dov’è che mi sento invitato ad attraversare il deserto, per un incontro con il Signore? Dov’è che identifico la mia montagna Oreb, il mio luogo privilegiato dell’incontro con Dio?
- “Cosa fai qui, Elia?” La domanda Dio la fa anche a me. Non perché lui non lo sappia, ma perché dove mi vedo io ora è un punto di partenza fondamentale. Potremmo dire, in gergo R/S, che l’invito è di fare il punto della strada. Dov’è che mi trovo io, ora, con il mio Dio?
- Terremoto … vento … fuoco. Dov’è che cerco Dio nella manifestazioni abituali ma non lo trovo? Dov’è che il rumore della vita, il rumore assordante, cerca di attirare la mia attenzione, ma si rivela vuoto?
- il rumore del silenzio assordante. Dov’è che Dio mi invita a trovarlo nel silenzio? Dov’è che Dio si è manifestato in modi inaspettati a me? Sono capace di entrare nel silenzio di Dio?
- A cosa sento che Dio mi invita, mi invia, oggi? Come sono chiamato a trasformare lo zelo per il Signore in missione?
Oratio
Lascio poi che la riflessione diventi conversazione con il Signore, come un amico con un amico. Cos’è che vorrei esprimere a lui: quale preghiera di ringraziamento? Quale grazia vorrei chiedere? Di cosa vorrei chiedere perdono?
Cosa sento che il Signore sta cercando di dire a me? Quale parola di consolazione, di incoraggiamento, di amore, di perdono? Quale invito ad andare oltre, inviato in missione, chiamato al servizio?
Contemplatio
Infine, lascio che la riflessione e la conversazione divento contemplazione. Mi fermo in silenzio con il Signore, come Elia all’ingresso della caverna sull’Oreb. Come detto in altre occasione, è un silenzio ricco, il silenzio degli amici, degli amanti, che stanno insieme, senza dover parlare.
Concludo pregando il Padre Nostro.
[…] Se vogliamo cogliere questo, credo che la Sacra Scrittura ci potrà aiutare. Con le letture di oggi andiamo con il profeta Elia all’ingresso della caverna sull’Oreb, che si mette in ascolto per cogliere la voce di Dio. [Per una lectio sul questo testo, clicca qui] […]