Mamre: accoglienza e promessa (Gen 18,1-15)

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Aert de Gelder, Abramo e gli angeli. [Public domain: Wikimedia]
Per la Lectio Divina di oggi, vorrei proporre l’incontro di Abramo con il Signore alle Querce di Mamre. È un brano che parla di accoglienza, e promessa. Come già notato nell’ultimo post, la scena a Mamre forma parte di un trittico di racconti, ed offre un chiaro contrasto con il terzo quadro, a Sodoma, proposto nell’ultima lectio (Sodoma: lo straniero in casa).

Cominciamo, come d’abitudine, con una lettura del brano, Genesi 18,1-15 [qui su Bibbiaedu.it], prima di passare ad alcuni commenti sul testo. Vi ricordo alcune indicazioni come pregare, in particolare per chi è nuovo al blog.

 

Lectio

[1] Poi il Signore apparve a lui. Appena prima di questo racconto vi è uno dei racconti di alleanza con Abramo, e la circoncisione di Abramo e suo figlio Ismaele (da Agar, la serva di Sara).

alle Querce di Mamre. Il posto preciso è sconosciuto, anche se diversi luoghi sono identificati dalla tradizione, tutti in zona di Hebron, in zone limitrofe con il deserto di Giuda.

mentre egli sedeva all’ingresso della tenda nell’ora più calda del giorno. L’ora calda è il momento di fermarsi.

[2] Appena li vide, corse loro incontro dall’ingresso della tenda e si prostrò fino a terra.  Abramo accoglie questi tre sconosciuti con tutto l’onore e rispetto. Solo successivamente gli sarà chiaro che è il Signore con i suoi messaggeri celesti.

[4-5] … lavatevi i piedi e accomodatevi … andrò a prendere un boccone di pane e ristoratevi; dopo potrete proseguire. Abramo offre ai tre uomini quello che la migliore ospitalità tradizionale richiede: acqua per lavarsi i piedi (e rinfrescarli), qualcosa da mangiare, e la possibilità di riposare.

[6-8] Allora Abramo andò in fretta … Questi tre versetti ci raccontano tutti i preparativi: Sara prepara delle focacce, Abramo stesso prende il vitello e lo da al servo da preparare, e prende panna e latte fresco. Viene allestito un vero e proprio banchetto, con il meglio che un allevatore di bestiame possa offrire.

[9] Poi gli dissero: “Dov’è Sara, tua moglie?”. Rispose: “È là nella tenda”. La consuetudine antica è riflessa qui, dove le donne e gli uomini interagiscono in sfere separate.

[10] “Tornerò da te fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio”. La promessa, questa volta è indirizzata a Sara, anche se indubbiamente interessa Abramo direttamente, che ne sarà il padre. Da ricordare la storia della nascita di Ismaele, da Agar, serva di Sara (Genesi 16): lì Abramo e Sara avevano cercato di trovare loro una soluzione, secondo le consuetudini del tempo.

[11] Abramo e Sara erano vecchi, avanti negli anni. Il brano vuole segnalare l’impossibilità di ciò che è promesso, anche se non dobbiamo immaginarli troppo vecchi. Se il testo parla di Abramo a novantanove anni, chiaramente questo è da leggere in modo simbolico: avrà cent’anni alla nascita di Isacco. Sara, in particolare, e chiaramente post-menopausa (era cessato a Sara ciò che avviene regolarmente alle donne). Il tema della donna che non può avere figli (per età o sterilità) è ricorrente nella Bibbia, e.g. Sansone (Giudici 13,2-3), Samuele (1 Samuele 1), Giovanni Battista (Luca 1,5-25).

[12] Allora Sara rise dentro di sé e disse: “Avvizzita come sono, dovrei provare il piacere, mentre il mio signore è vecchio!”  Il testo è molto terra terra, ed in questo mica da biasimare Sara!

[14] “C’è forse qualche cosa d’impossibile per il Signore?”  La domanda è chiaramente retorica. Chiaro che nulla è impossibile al Signore! Però se questo è facile dirlo in teoria, è ben più difficile viverlo come convinzione di vita.

[15] Allora Sara negò: “Non ho riso!”, perché aveva paura; ma egli disse: “Sì, hai proprio riso”. Se qui questo riso è letto negativamente, con un riso d’incredulità, non rimarrà così. Quando nascerà questo figlio della promessa sarà chiamato Isacco (Yitzhak), nome con il quale si può fare un gioco di parole con la radice ebraica del verbo ridere (Z-H-Q): Allora Sara disse: “Motivo di lieto riso mi ha dato Dio: chiunque lo saprà riderà lietamente di me!” (Gen 21,6).

 

Meditatio

Prima di passare oltre, è bene rileggere il brano, arricchito dai commenti fatti. Poi, propongo alcune domande che possono aiutare la riflessione, ai cui si possono aggiungere anche domande emerse dalla lettura del brano.

  • Il racconto apre con l’ospitalità di Abramo, che lo apre all’incontro con il Signore. Come ricorda la lettera agli Ebrei (13,2) Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo.
    • Sono una persona aperta agli altri?
    • Sono aperto ad un Dio che agisce in modo inaspettato, o cerco di ‘domesticare’ il modo di agire di Dio?
    • Cerco di offrire il mio meglio in quello che faccio, anche senza calcoli di ritorno?
  • Sara, nel racconto, è infertile e anziana.
    • Dov’è che, nella mia vita, mi trovo infertile e non vitale? Dov’è che la vita sembra impossibile?
    • Dov’è che – come Sara e Abramo con Agar – cerco di rimediare a modo mio?
  • C’è forse qualche cosa d’impossibile per il Signore?
    • Cosa significa per me credere veramente che nulla è impossibile per il Signore?
    • Dov’è che – come Sara – mi trovo incredulo? Forse anche stanco di aspettare che il Signore agisca?
    • Qual’è la preghiera impossibile nella mia vita?
  • Motivo di lieto riso mi ha dato Dio: chiunque lo saprà riderà lietamente di me!
    • Dov’è che ho già esperienza dell’azione di Dio nella mia vita?
    • Dov’è che il Signore è già una fonte di gioia e letizia?
    • Sono una persona piena di gratitudine?

 

Oratio

Lascio che la mi riflessione si trasformi in preghiera, in conversazione con il Signore. Di cosa vorrei rendere grazie, per cosa vorrei lodare Dio? Quale grazie vorrei chiedergli? Dov’è che ho bisogno di chiedere perdono?  Parlo con il Signore come “un amico parla con un amico”.

Mi metto anche in ascolto. Cosa cerca di dirmi il Signore nell’intimo del mio cuore? Qual’è la sua parola per me oggi? Dove sento risonanza particolare in me con una parola del racconto letto, o della riflessione fatta?

 

Contemplatio

Mi fermo alla presenza del Signore in silenzio, sotto le mie Querce di Mamre. Lascio che il bisogno di parlare, di riflettere … si trasformi nel gustare lo stare in silenzio nella presenza di Dio. Un silenzio pieno, fecondo, quello degli amici o amanti, che godono dello stare nella presenza gli uni degli altri.

Concludo pregando un Padre Nostro.

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