Voglio il Crocefisso nelle aule.

img_20180804_094828391_hdrIo voglio il Crocefisso nelle aule. Anche nella vita pubblica. Il Crocefisso dovrebbe dominare nella nostra vita. Sì, avete letto molto bene, e forse capito male. Voglio il Crocefisso: ma non tanto il legno della croce con la figura appesa … ma Lui: il Crocefisso. Magari le parole di Gesù, il crocefisso (ed il Risorto) ci insegnino qualcosa. Magari osiamo cercare di vivere il Vangelo.

Perché prima prima d’andare incontro alla morte (ed una morte brutale), Gesù ci insegna ad amarci gli uni gli altri come lui ci ha amati (Giovanni 15,12), anche a costo di dare la vita per i nostri fratelli (Giovanni 15,13). Ci insegna che il grande comandamento dell’amore è la sintesi più bella, e la chiave di lettura di tutte le scritture (Matteo 22,35-40). Ci sfida ad amare i nostri nemici (Matteo 5,43-45).

Gesù ci dice che siamo benedetti quando accogliamo gli altri, lo straniero, il povero ed il bisognoso, che ci insegna a vedere lui nel fratello bisognoso (Matteo 25,34-36). Lui che pure dice: “via maledetti … ero straniero è non mi avete accolto” (Matteo 25,41-43). Dove non può esserci distinzione, alcuni sì, altri no (Matteo 5,45).

Le sue parole ci insegnano che non possiamo servire Dio e Mammona (Matteo 6,24), e ci sfidano a guardare i nostri regimi economici a pensare come domina il dio denaro: cioè è il nostro Domine, il nostro signore, il nostro dio … il paganesimo moderno.

Lui che ci insegna che siamo tutti figli dello stesso Padre nei cieli (Matteo 6,9), e per questo siamo chiamati ad essere tutti fratelli. Tutti. Nessuno escluso.

Così, sì, voglio il Crocefisso in aula. Lui. Ma se appendo il Cristo crocefisso in aula, e non m’impegno ad aderire al suo Vangelo, allora svuoto la croce del suo significato salvifico. Svuotando il segno della croce dal suo significato forte e sfidante divento, in realtà, blasfemo. Perché non si nomina il nome di Dio in vano.

 

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