
“Noli me tangere …” Arte sacra per i nostri giorni
[Foto: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Angelico,_noli_me_tangere.jpg]
[English]
“Noli me tangere …” “Non mi toccare.” Sembra proprio l’arte sacra per i nostri giorni, tra chiusura di scuole, quarantene e mille precauzioni. Ironie e umorismo a parte: coraggio in questi momenti. Difficile vivere la chiusura di scuole/università, e la sospensione di mille attività. Difficile passeggiare per Roma che sembra una città mezza deserta. Forse, vivere questo tempo di quarantene con spirito di Quaresima — una Quaranten-esima — potrebbe aiutarci a farlo con spirito più corretto. Per il cristiano, le “armi” sono le stesse — digiuno, preghiera, carità.
Cominciamo dal digiuno. Il digiuno richiede di privarmi di quello che è abitualmente giusto e buono, anche per farmi rendere conto quanto spesso vivo non del necessario ma del superfluo (togliere il superfluo non è digiuno, ma temperanza). Ma digiunare non è solo del cibo. Siamo chiamati a digiunare con la chiusura di scuole e università, con la sospensione di tante attività. Siamo chiamati a farlo non tanto per proteggere noi stessi — chi è più giovane e sano ha (relativamente) poco da temere, ma per proteggere i più anziani, gli immunocompromessi, i più deboli di salute. Tolgo del mio, per fare dal bene all’altro: digiuno e carità vanno di mano in mano. Sono momenti di scelte (anche scomode) di responsabilità, di attenzione alla società nel suo insieme, da attenzione ai più fragili che — in una situazione sanitaria del genere — rischierebbero di soffrire a causa di atteggiamenti spavaldi di alcuni. Momenti per capire cosa significa avere responsabilità gli uni degli altri per il bene comune (e magari non solo adesso).
Digiunare significa ricordami di non essere egoista. E, ahimè, i tempi di crisi tirano fuori anche il peggio in noi. Inutile chiudere le scuole se poi ce ne infischiamo altamente per fare ciò che ci piace, anche con il rischio di aumentare i contagi. Il quinto comandamento — non uccidere — ci obbliga a ben oltre. Se io, che sono sano, faccio lo spavaldo, mettendo a rischio altri, non è forse questo come l’autista che guida ubriaco, rischiando la vita sua e quella di mille altri? Allora scelgo di digiunare, di tirarmi indietro da quello che mi è solito fare — che anche mi piace fare — in un atto di solidarietà all’altro.
Preghiera. Ma non pregate per cercare di cambiare Dio. Se il tuo Dio è cosi meschino, non vale la pena pregarlo. La preghiera cambia il nostro di cuore, con l’aiuto di Dio. Cambia il nostro di atteggiamento — ci fa meno egoisti ed egocentrici. Pregare ci dispone per vivere con cuore retto il digiuno e la carità. Pregare non è tanto nell’ostentazione pubblica, ma sopratutto nel segreto dell’anima. Pregare ci insegna ad essere solidali, come Gesù è solidale con noi. Per alcuni in questi giorni può significare anche un digiuno eucaristico — perché privati dalla possibilità di ricevere il sacramento. Lasciate che anche questo diventi occasione di preghiera, di offerta al Signore.
Infine, o meglio al culmine, la carità … e non intendo i soldini, ma l’amore operoso. E frutto di amore cristiano quello di privarmi quello che è mio di diritto per il bene degli altri (vedi le chiusure, sospensioni e quarantene varie). È carità vera quella di non fare l’ingordo, svuotando i negozi da quello che posso — scordandomi di chi non si può permettere tutto questo, ma ha bisogno di poter comprare di volta in volta. È ingordigia ed egoismo quello di accumulare mascherine ed amuchine varie — sai, non si sa mai! — forse privando quelli che veramente ne hanno bisogno.
La carità vera non è solo nel non fare il male, ma anche positivamente nel fare il bene. Forse ho persone anziane di cui prendermi cura, che forse vivano un particolare momento di isolamento — perché non fare una bella chiamata al telefono? O vedere se gli serve che gli compri qualcosa?
La carità ci tira fuori da noi stessi, dal nostro ego-centrismo, per pensare all’altro. A Roma, finora, si vive un momento surreale, ma è ancora (relativamente) poco colpita. Sicuramente più dura in vari centri al nord Italia (ed altrove nel mondo) ben più colpite. Bene ricordarsi di chi, particolarmente tra personale medico, è in prima linea. Di quelli che hanno perso i loro cari, o che li vedono in terapia intensiva, senza poterli accarezzare, e sostenere.
Aggiunga anche due altri elementi …
L’umiltà, contro la presunzione di saper tutto, contro la spavalderia. Lasciate stare le varie teorie strane di cospirazione, ed idee assurde, e lasciatevi guidare da fonti attendibili, dagli esperti (virologi, ecc.) nei vari settori. No, non ci sono mai risposte precisissime o ricette ideali … ma — da uomo di scienza nel mio campo — mi fido ben di più di chi ha passato anni a studiare la materia, che non dell’oracolo (o, meglio, camera di eco) che si chiama internet. Anche questa è umiltà.
Da scout aggiungerei che questi sono i momenti anche per dimostrare cosa significa che La guida e lo scout sorridono e cantano nelle difficoltà — come ci insegna la legge scout. Non perché sciocchi o stupidi, né perché spavaldi, ma perché insieme, con lo spirito giusto, le difficoltà si affrontano con responsabilità.
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