
Il vangelo di questa seconda Domenica di Quaresima ci propone la Trasfigurazione, questo momento di manifestazione, di teofania di Gesù, sul monte. Questo racconto lo si trova in tutti e tre i sinottici (Marco, Matteo, Luca) e quest’anno — Anno C delle letture — ci viene proposta la versione lucana (Luca 9,28-36) [qui su Bibbiaedu.it]
Come di consueto, per chi non è nuovo alla Lectio Divina, può essere utile questa piccola introduzione ed anche alcune indicazioni pratiche su come pregare.
Lectio
Cominciamo con una lettura attenta — in preghiera — del brano di oggi, indicato sopra. Può essere di aiuto leggerlo dalla Bibbia cartacea (io uso la versione CEI 2008 qui), anche per evitare distrazioni. Trovate sopra anche il link.
Solo dopo una prima lettura, passiamo a qualche commento sul testo:
[28] Circa otto giorni dopo questi discorsi. Otto giorni prima, Gesù aveva spiegato che il Messia deve soffrire e morire, prima di risorgere (Lc 9,23-27), e questo aveva confuso e disturbato i discepoli.
[28] prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo. Questi tre sono discepoli sono molto vicini a Gesù e spesso insieme — chiamati insieme (Lc 5,8-10), con Gesù alla risurrezione della figlia di Giaro (8,51), e così chiamati insieme con Gesù nel Getsemani.
[28] salì sul monte a pregare. Il monte è il luogo della manifestazione divina. Il testo non parla di quale monte, anche se un’antica tradizione colloca questo evento sul Monte Tabor. Da notare che Gesù sta pregando (questo dettaglio specifico di Luca). Questo incontro, questa manifestazione avviene in preghiera.
[29] il suo volto cambiò d’aspetto ... la sua veste, etc. Per questo è chiamata la trasfigurazione, anche se Luca è l’unico a non usare proprio il termine (in Greco metamorphoo). È un momento forte di manifestazione divina.
[30] Mosè ed Elìa. Queste due figure non sono affatto casuali, ma rappresentano la Legge ed i Profeti, cioè tutta la Bibbia ebraica, tutto l’Antico Testamento. Tutta la Bibbia — nella lettura cristiana, porta al mistero pasquale e lo spiega.
[31] parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. Luca è l’unico a parlare del contenuto della conversazione. Di cosa parlano? Stanno parlando del Mistero pasquale (della morte e Risurrezione di Gesù), che celebreremo nuovamente in settimana santa.
[32] erano oppressi dal sonno. Anche nel Getsemani — dove li troveremo di nuovo con Gesù — saranno oppressi da sonno, ma dormono. Qui è una preghiera bella, facile, impressionante, lì sarà difficile, solitaria.
[33] “Maestro, è bello per noi essere qui.” Pietro, parlando a nome dei discepoli, vorrebbe rimanere. Bello rimanere nei momenti di consolazione, di gioia, di gloria! Ma la manifestazione di Dio non serve per rimanere lì, ma per scendere dalla montagna.
[34] venne una nube e li coprì con la sua ombra. La nube, nella Antico Testamento, è una manifestazione della presenza di Dio, e perciò un’esperienza bella, ma anche potente, tremenda, da paura (in tutti i sensi)!
[35] “Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!” Le parole di Dio Padre sono simili a quelle del Battesimo di Gesù (Lc 3,22), ma questa volte sono indirizzate ai discepoli, invitando all’ascolto.
[36] Essi tacquero. L’esperienza vissuta, in fondo, non l’hanno proprio compresa, e fanno fatica ad esprimerla. Le esperienze di gioia, normalmente, sono cose che siamo ben lieti di condividere.
Prima di passare oltre, rileggiamo il brano, arricchito dai diversi commenti, e dalle cose che abbiamo notato.
Come avrete notato, questa lettura tende a vedere questa scena come il quadro centrale di un trittico. Nella prima scena, il Battesimo, Gesù pregando, ascolta la voce del Padre che lo conferma “Tu sei mio Figlio, l’amato!” che offre l’inizio alla missione di Gesù. Il secondo quadro, qui, sul monte dove, pregando Gesù insieme con i tre apostoli, viene confermato, e proclamato ai tre “Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!” Il terzo, al Getsemani, Gesù sarà solo con Pietro, Giacomo e Giovanni, pregando. Nella versione marciana [vedi qui], Gesù è profondamente solo, non si sente la voce del Padre. Ma Gesù rimane fedele alla propria missione, facendo memoria delle conferme del Padre. I tre apostoli, invece, scappano.
Meditatio
Passiamo oltre la lettura attenta del brano, alla meditazione, cioè alla riflessione sul brano e su noi stessi. Prendiamo spunto da alcune domande.
- Quali sono i momenti, nella mia vita, dove ho vissuto (anche in modi semplici) la manifestazione della presenza potente di Dio? Ne faccio memoria, ne faccio tesoro per quei momenti più difficili della vita, per sapere dove tornare?
- Dove sono i luoghi dove incontro il Signore? Quali sono i miei monti? Quali sono i luoghi che mi aiutano a pregare, ad essere più vicino a Dio?
- Cosa significa per me il mistero pasquale? Cosa significa dire, credere, che Gesù si è donato in modo totale per noi? Per me? Credo veramente che l’amore totale non può vedere la morte, e perciò risorge? Credo fermamente nella risurrezione? E se fatico a credere, ne parlo con Dio preghiera?
- Per Pietro era bello stare lì! Quali sono i posti dove mi piacerebbe non muovermi, perché è bello stare lì anche se so che mi serve uscire, scendere dalla montagna, per poter camminare e portare a compimento la missione?
- Dov’è che l’incontro con Dio mi fa paura? Dov’è che temo quell’incontro? Dov’è d’altro canto, che l’incontro con Dio è un esperienza “da paura!” (in senso positivo) un esperienza così bella e forte che la desidero per me e per altri?
- Dove sento che Dio parla a me e dice “Tu sei mio figlio, mia figlia”? (Parole che il Padre ha anche per noi). Credo veramente di essere amato da Dio, senza se, senza ma?
- Gli apostoli tacquero. Forse perché non avevano compreso fino in fondo. In Marco e Matteo è Gesù stesso che invita al silenzio. Ci sono momenti per parlare, altri per tacere. Ma il mio tacere è un silenzio che medita sull’accaduto, per farne tesoro?
A queste domande, naturalmente, potete aggiungere altre che emergono dalla vostra preghiera.
Oratio
Importante che la lettura (lectio) e la riflessione (meditatio) ci porti poi alla preghiera, ad una conversazione a tu per tu con il Signore, “come un amico parla ad un amico.” Qui possiamo parlare con il Signore di quello che troviamo in noi. A volte ringraziando e lodando per una grazia, per un dono ricevuto, a volte chiedendo perdono, ed altre chiedendo una grazia, chiedendo qualcosa a Lui.
Importante, come ogni conversazione, sapersi anche mettere in ascolto. Cosa sento in me che il Signore sta cercando di dirmi? (Ricordiamoci che il Signore parla spesso nel più intimo del nostro cuore). Quale parola di conforto, quale incoraggiamento (“Tu sei mio figlio, mia figlia, l’amato”)? Dov’è che mi spinge di andare oltre me stesso, oltre quei limiti che vedo, per crescere in fede, speranza e carità?
Contemplatio
Infine, fermiamoci in silenzio alla presenza del Signore. Quel silenzio pieno degli amici (o ancor meglio degli innamorati) che godono semplicemente nello stare insieme, dove non servono più parole.
Concludiamo, poi, con la preghiera Anima Christi:
Anima di Cristo, santificami.
Corpo di Cristo, salvami.
Sangue di Cristo, inebriami.
Acqua del costato di Cristo, lavami.
Passione di Cristo, confortami.
O buon Gesù, ascoltami.
Dentro le tue piaghe, nascondimi.
Non permettere che io mi separi da te.
Dal nemico maligno, difendimi.
Nell’ora della mia morte, chiamami.
Fa’ che io venga a te per lodarti
con tutti i santi nei secoli dei secoli.
Amen.