
Le parole del Card. Carlo Maria Martini sono valide ora come nel 2003:
Certamente l’odio che si è accumulato è grande e grava sui cuori. Vi sono persone e gruppi che se ne nutrono come di un veleno che mentre tiene in vita insieme uccide. Per superare l’idolo dell’odio e della violenza è molto importante imparare a guardare al dolore dell’altro.
La memoria delle sofferenze accumulate in tanti anni alimenta l’odio quando essa è memoria soltanto di se stessi, quando è riferita esclusivamente a sé, al proprio gruppo, alla propria giusta causa. Se ciascun popolo guarderà solo al proprio dolore, allora prevarrà sempre la ragione del risentimento, della rappresaglia, della vendetta.
Ma se la memoria del dolore sarà anche memoria della sofferenza dell’altro, dell’estraneo e persino del nemico, allora essa può rappresentare l’inizio di un processo di comprensione. Dare voce al dolore altrui è premessa di ogni futura politica di pace.
Carlo Maria Martini (27 agosto 2003, Corriere della Sera [link esterno])
Card. Carlo Maria Martini’s words remain as valid now as they were in 2003:
Certainly, the hatred that has accumulated is great and weighs on hearts. There are persons and groups who feed on hatred like a poison that while it keeps them alive also kills. To overcome the idol of hatred and violence, it is very important to learn to see the pain of others.
The memory of suffering accumulated over so many years fuels hatred when it is a memory only of oneself, when it refers exclusively to oneself, to one’s own group, to one’s own just cause. If each people looks only at its own pain, then resentment, retaliation, and revenge will always prevail.
But if the memory of pain is also the memory of the suffering of others, of strangers, and even of enemies, then it can represent the beginning of a process of understanding. Giving voice to the pain of others is the premise of any future policy of peace.
Carlo Maria Martini (27 August 2003, Corriere della Sera)
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